Ce n’è per tutti i gusti in questa riflessione, quasi non ci credevo dopo averla scritta e riletta, sembra quasi un atteggiamento che oramai fa tendenza, va di moda nella massima serie italiana.
Qualche mese fa, ricorderai, Antonio Cassano aveva litigato pesantemente con il suo presidente con il risultato di esser messo fuori rosa. Non si è mai capito il vero motivo dell’accaduto, il protagonista ha dichiarato che racconterà tutto nel suo prossimo libro.
Tra 10 anni.
Qualcuno aveva addirittura pensato fosse una tattica di Marotta per portarlo alla Juventus, una tattica di mercato per l’appunto, ma a gennaio è arrivata puntualmente la smentita con l’ufficializzazione di Cassano in rossonero. Cassano sul mercato c’è finito però, questo è vero.
Qualche tempo a seguire, dopo un rientro tanto sofferto e aspettato – addirittura 9 mesi di squalifica – Adrian Mutu, a Firenze, si era reso protagonista di una specie di show personale durante una sessione di allenamento, abbandonando senza preavviso allenatore e compagni per un disaccordo con la società riguardo il suo futuro. Risultato? Anche Mutu fuori rosa.
Chissà come si risolverà la faccenda, forse Mutu finirà sul mercato!?
Il malumore per l’andamento scostante in campionato, la scarsità di risultati escludendo il facile Mondiale per Club, la voglia di ruolo importante e potere decisionale ed il rifiuto a subire la critica senza palesare i contrasti con la società, avevamo portato l’allenatore interista Rafa Benitez ad esser messo in discussione, tanto da esser sostituito a stagione in corso, secondo l’usuale modus operandi morattiano, per lasciare spazio ad un sostituto shock, il cugino milanista Leo.
A Roma, pochi giorni fa, la reazione di Totti per essere entrato gli ultimi minuti nel match contro la Sampdoria aveva sollevato il dubbio di un suo possibile addio e si era risolta poi con un retro-front (“Il capitano non ammaina mai la bandiera“). Qualcuno aveva pensato ad un escamotage di Totti per concludere la carriera altrove, con qualche stimolo in più.
A Torino, casa Juve, le parole di Aquilani nel post partita di Juventus-Bari sembravano poter scuotere l’ambiente; in realtà si sono rivelate essere più uno sfogo del momento, con annessa critica velata nei confronti di chi decide la sua posizione in mezzo al campo, vincolandogli la possibilità di andare a rete. Aquilani, d’altra parte, è appena arrivato.
A Roma la doppietta delle proteste l’aveva siglata Vucinic sempre per una questione di sostituzione ma stavolta sol perché era stato sostituito, a suo credere, anzi tempo; tutto ancora fatto rientrare come normale routine da Ranieri, spiegando che Vucinic è tipo da “scazzi improvvisi” che rimangono fini a se stessi e che il montenegrino resterà a Roma. Chissà ancora per quanto tempo, visto che Juve, Inter e qualcun altro sono già alla porta.
A Milano, sponda rossonera, un Pato in versione Zarate, dopo aver provato per 90 minuti dribbling mal riusciti ed essersi reso protagonista di inutili leziosismi, è stato ripreso vivacemente da Gattuso, placato solamente dalla puntuale saggezza di Seedorf. Si parla di poco feeling con Ibra, di qualche episodico eccesso nella vita del brasiliano, chissà che non si stia preparando il terreno per fare spazio nel reparto offensivo del Milan e mettere a segno un altro colpo di mercato, magari in uscita.
Qualcosa l’avrò dimenticata sicuramente, certo è che gli affari migliori sembrano poter nascere proprio dalla rotture peggiori.
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