Ci risiamo? Pare proprio di sì. Protagonisti ancora gli arbitri permalosi e i procuratori federali inadatti.
Il giudice sportivo Tosel, sulla base del referto arrivato sulla sua scrivania, regala la bellezza di tre giornate a Cristiano Doni, condannando in pratica la sua Atalanta a fare a meno del capitano nelle gare più importanti della stagione, e non adotta nessun provvedimento nei confronti di Felipe Melo, che in Juventus – Siena aveva tentato di colpire un avversario senza che l’arbitro intervenisse.
Motivo? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
Nel caso di Cristiano Doni il provvedimento in campo è quello del rosso diretto per aver protestato nei confronti degli Ufficiali di gara. La sanzione prevista sarebbe la semplice ammonizione, ma nel caso del nerazzurro c’è l’aggravante di essere capitano. Questo comporta un’ammonizione in più (non in campo ma di fronte al G.S.) ed essendo già diffidato scatta la prima giornata di squalifica.
Ma Doni non si ferma qui, perché all’atto dell’ammonizione rivolge all’arbitro un pesante insulto che comporta l’espulsione diretta (e l’annullamento del primo giallo in campo), accompagnato da un ironico applauso.
Di per sé le tre giornate si giustificano al di là dell’applauso (che si conferma essere gesto ironico e non “pesantemente offensivo” da meritare isolatamente il rosso e che va quindi accompagnato da espressioni ingiuriose): due per l’insulto, più uno perché era già diffidato.
Nel caso di Felipe Melo si assolve il Giudice Sportivo e si condanna la “svista” dei Procuratori Federali e della quaterna arbitrale. Quest’ultimi avrebbero dovuto intervenire tempestivamente, sanzionando con il rosso diretto la condotta violenta del brasiliano juventino, in quanto a norma di regolamento il “tentare di colpire” un avversario equivale a colpirlo.
L’arbitro non vede e non menziona nel referto.
Quanto di meglio possibile per l’applicazione della prova tv, che interviene nei casi non menzionati dal direttore di gara e che lo stesso non poteva vedere (in questo caso perché lontani dal luogo in cui si sviluppava l’azione).
I Procuratori Federali hanno però ignorato la vicenda, impegnati forse in massa a seguire altri protagonisti che hanno una maggiore risonanza sulla carta stampata.
In tempo di Grande Fratello e reality show improvvisati sugli spalti, sarebbe forse meglio tornare a occuparsi di vedere cosa avviene su quel “tappeto verde” dove, di solito, dovrebbe concentrarsi il gioco.
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