Ricordi quando avevo consigliato a Mario Balotelli di cambiare aria?
Beh, neanche a farlo apposta Supermario ha iniziato la nuova stagione in un altro campionato, con il Manchester City di Roberto Mancini.
Ho sempre elogiato il calciatore come uno dei fenomeni italiani emergenti, è indiscutibile, ma la persona, purtroppo, è ancora indefinibile, indecifrabile. Ricordi quando prima degli esami di stato girava per Milano sparando qua e là con una pistola giocattolo per esser poi fermato dalla polizia? Già, un pirla, come si definiva lui stesso.
In realtà ho sempre pensato fosse un po’ un problema la sua squadra di appartenza, l’Inter, almeno in parte: un ambiente poco sereno e sicuro non poteva essere il meglio per lui, non poteva dare le basi per una crescita che lo portasse ai massimi livelli calcistici, per farlo affermare definitivamente.
E così quando è arrivato il trasferimento nelle Premier inglese mi son detto “Meno male va, finalmente avremo un fenomeno in più in nazionale!”, “Addio scenate in campo, ora giocherà e basta!”, convinto di poter ammirare finalmente tutte le potenzialità del fenomeno Supermario. E nient’altro.
E invece?
- Pronti, via, appena arrivato a Manchester, nonostante l’esordio con gol, s’è reso ancora protagonista di diversi episodi che hanno lasciato tutti un po’ perplessi, facendo sempre parlare di sé al di fuori dell’aspetto calcistico:
- Ha distrutto la sua Audi R8 in un incidente con un tifoso del City abbonato per 25 anni, senza aver bevuto, mentre si recava all’allenamento portando in tasca cinquemila sterline;
- Ad inizio ottobre, in un pomeriggio evidentemente piuttosto noioso, ha addirittura varcato la soglia d’ingresso del carcere femminile di Brescia, senza autorizzazione: “Erano le 16, – commenta l’agente Calogero Lo Presti – quando abbiamo visto una Mercedes varcare il cancello. A bordo c’erano due ragazzi, dopo qualche minuto ci siamo accorti che uno dei due era Balotelli. Il riconoscimento fisico tuttavia non poteva bastare e così abbiamo proceduto a quello ufficiale. Tanto suo quanto della persona in sua compagnia.
Ci hanno spiegato di aver visto il cancello aperto e di essere entrati senza immaginare che per visitare un carcere ci volesse un’autorizzazione speciale. I due hanno aggiunto di essere stati particolarmente incuriositi dal fatto che quello fosse un carcere. Comunque alla fine Balotelli si è scusato. Parlava a bassa voce. Era un pò abbacchiato”.
Di certo non si fosse trattato di Mario non ci sarebbe stato questo clamore ma ancora una volta non mi pare si stia impegnando sul suo percorso professionale più di tanto.
Atteggiamenti poco convincenti (come l’ultimo) e le parole di un suo amico palermitano che lavora come cameriere in Inghilterra fanno pensare ad un nostalgia per l’Italia:
“Vive qui dietro, all’Hotel Lowry. Quando non lo vedi è perché si chiude in camera a rimuginare. A volte gli leggi la tristezza dentro. Il più delle volte Mario lo trovi qui, praticamente ci ha scambiati per il suo bar. Passa per scambiare due chiacchiere con voci amiche: difficile che qualcosa gli vada bene, eppure qui escono tutti contenti. Lui invece a volte ordina un piatto ma quando lo servi in tavola te lo rimanda indietro. Così, senza un motivo.
Diciamolo, gli piacciono le donne. Ogni tanto arriva e mi fa vedere sul telefonino l’ultima conquista, diciamo che la mette giù un po’ più esplicita. Deve fare attenzione, però. Qui a Manchester ci sono certe tipe che non aspettano altro che l’occasione giusta per fregarli. Mario ha vent’anni e questo lo dimenticano in tanti. Ed è un ragazzo d’oro. Un Best dei giorni nostri, però senza l’alcool. E nemmeno le droghe, lui le odia. Non come altri giocatori che…
Secondo me presto tornerà in Italia. Per ambientarsi qui gli servirebbe la famiglia al seguito. Come nel caso di Macheda, che infatti è un tipo con la testa sulle spalle. Spesso arrivano insieme ma Kiko è molto più posato. D’altronde alla scuola di Ferguson non si sgarra. Al City invece hanno i soldi ma devono ancora inventarsi tutto. Al San Carlo vediamo spesso Garry Cook, il numero due della società e ci parla solo di Mancini. Diciamo che non sono commenti entusiastici”.
Ci s’è messo anche l’infortunio ma ora, la intro del suo sito ufficiale lo dimostra, ha buttato le stampelle pronto a tornare (presto si spera) al gol.
Certo, un problema c’è, non ho capito ancora quale: è un giocatore pazzesco con dei numeri pazzeschi ma stiamo ancora a parlare di tutt’altro.
Prima il dubbio era sulla squadra, ora il difetto starebbe dietro l’ambiente, l’adattabilità e la lontananza familiare: lo dimostrerà mai che è un fenomeno e può diventare qualcuno da essere ricordato in futuro per i successi calcistici e non per quelli alla George Best?
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