Settimana molto ricca quella che si è da poco conclusa sia sul campo che fuori. Ricca anche fuori dal campo? Certo, eccome.
Il 10 settembre, infatti, una notizia ha scosso il panorama nazionale in tutti i suoi settori: i calciatori sciopereranno in occasione della quinta giornata di serie A del 26 e 27 settembre.
E’ il campione del mondo Massimo Oddo a darne notizia in una conferenza stampa, accompagnato da altri calciatori del calibro di Gattuso, Seedorf, Zanetti, Cordoba, Mannini, e con una lettera firmata da tutti i capitani della serie A.
In tutto questo tram tram fra botte e risposte varie, per quanto possa aver seguito la vicenda, non ho ben capito le motivazioni di tale sciopero ma solo sentito parlare di un certo contratto collettivo: cos’è sto contratto collettivo?
Basta spulciare in giro per il web per capire un po’ di più cosa sta succedendo; credo sia opportuna un’utile spiegazione per chi, come me, non ci ha capito niente.
Cos’è il contratto collettivo?
Innanzitutto il contratto collettivo è quel contratto che disciplina le condizioni di lavoro, le tipologie di assunzione, il trattamento economico ed ogni altro aspetto del rapporto di lavoro di una categoria di lavoratori, nel nostro caso dei calciatori (scaduto da due anni).
Il rinnovo di tale contratto però si sta rivelando più arduo del previsto e gli interessati (calciatori vs presidenti) si trovano in completo disaccordo.
I punti di contestazione
Andiamo a capire quali sono i problemi che sono sorti, i punti del nuovo contratto collettivo che l’AIC (Associazione Italiana Calciatori) contesta sono otto, ma i più importanti sono:
- la possibilità che le società avrebbero di mettere fuori rosa i calciatori non ritenuti più facenti parte del progetto tecnico e quindi permettergli solo di allenarsi al di fuori del gruppo,
- la norma che permetterebbe alle società di vendere un calciatore in scadenza di contratto a un’altra società senza il consenso dello stesso calciatore, pena la rescissione immediata del contratto (con una buona uscita massima del 50% dell’ingaggio), se lo stipendio della squadra offerente è uguale o superiore a quello che percepisce nella squadra in cui milita e qualora gli venga offerto da una società di pari livello,
- la regolazione della tutela sanitaria, ovvero i club richiedono in caso d’infortunio di dover scegliere il medico e le cure per più opportune per il giocatore, che se invece vorrà affidarsi ad altri dovrà pagarsi le spese da sé,
- i contratti flessibili, cioè tutti i nuovi contratti saranno eventualmente stipulati con una formula che prevede la metà della retribuzione fissa e l’altra metà legata ai meriti sportivi (presenze, goal fatti, vittorie di squadra).
Al di là di tutto (chi ha ragione e chi no) credo sia di fondamentale importanza trovare un accordo sui contratti perchè gli ultimi casi venuti alla cronaca (Pandev, Ledesma, Grosso, Andrade) hanno portato solo ancora più problemi in un calcio che oggi è sempre meno giocato sul campo e sempre più “deciso” nelle aule dei tribunali.
Ad analisi compiuta, ognuno si farà un’idea e sarà interessante capire come la pensa il mondo dei tifosi, perciò a voi la parola: cosa ne pensate?
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