“Oggi è un giorno qualunque, oggi si vive comunque e non so perché…
Il tempo impone distanze, il tempo è fatto di assenze e non c’è un perché“.
Forse le parole di Dolcenera non erano destinate all’Italia di Lippi, o meglio alla Lippi-bis – per evitare di incorrere nell’errore di dimenticare le notti magiche del 2006 -, ma rendono di sicuro l’idea di un’amarezza infinita, di una vergogna senza eguali, di un patriottismo che unisce – questa volta purtroppo – nel disprezzo unanime ad una nazionale indegna di rappresentarci.
Tutto sbagliato, sin dal principio, ma son cose dette e ridette. Sbagliate le convocazioni, sbagliato il nome dell’allenatore, perché i cavalli di ritorno non sono mai un successo, sbagliati i tempi dell’addio, sbagliata la preparazione di un mondiale ricco di insidie note, studiate, ripetute eppure… non evitate. Ultimi nel girone, come la Francia, come i vice Campioni del Mondo.
E i voti, in casa azzurra, sono bassi (quasi) per tutti.
Provo a darli io, alimentando dibattiti e discussioni, proponendo il tema più opinabile del mondo, per evitare un silenzio tombale sull’unanime accordo di una vergogna generalizzata.
Buffon senza voto, senza infamia ne lode. (si è salvato, suo malgrado)
Marchetti voto 5, Mi metto nei suoi panni, quelli di una giovane stella arrivato in Sud Africa per vivere un sogno all’ombra di una leggenda e che, invece, si ritrova con le gambe tremanti a fare il protagonista. (acerbo)
Cannavaro voto 1.5, Capitano di una barca che affonda. Primo ad abbandonare la nave. (vecchio)
Pazzini, Gilardino, Iaquinta voto 3, Se questo è il nostro attacco, credo che a casa sia rimasto di meglio. (inguardabili)
Chiellini, Montolivo, Maggio e Quagliarella voto 6,5, Le uniche note liete sono quelli che al Mondiale 2006 non c’erano. Deve far riflettere, avrebbe dovuto far riflettere. (rimpianto)
Lippi voto ZERO, Ha sbagliato tutto, ma non chiederà mai scusa fino in fondo. (odioso)
Per tutti gli altri sbizzarritevi nei commenti, ma un’ultima notazione mi sia consentita. Dopo 5′ della ripresa avevamo esaurito i tre cambi, modificato l’ennesimo modulo e inventata l’ennesima formazione diversa. Il mondiale non è un test di allenamento, è l’onore e l’orgoglio di rappresentare il sogno di una nazione. Nessuno dei convocati ha giocato ad alti livelli internazionali nella stagione appena conclusa. Non diamo la colpa al campionato italiano o al cambio generazionale: l’undici della Samp (tanto per dirne una) avrebbe fatto un sol boccone di Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda. Non conta vincere o perdere, uscire agli ottavi o in finale ai rigori, conta l’orgoglio nazionale.
Quello lo hanno messo sotto i piedi. Ora, abbiano la decenza di rispettare la nostra delusione!
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