Il vice direttore generale della Juventus Roberto Bettega è stato inibito, da ogni carica federale, fino al 20 aprile prossimo dal giudice sportivo “per avere rivolto reiteratamente espressioni ingiuriose all’arbitro“, nel sottopassaggio che porta agli spogliatoi durante l’intervallo della partita di domenica all’Olimpico di Torino contro l’Atalanta.
Il direttore di gara in questione era Gervasoni della sezione di Mantova.
Leggo questo sul giornale di questa mattina e ho un sussulto. Penso: ma cosa succede alla Juventus?
I tifosi che contestano e aggrediscono (era solo una scappellotto ma poco cambia) Zebina, quest’ultimo insieme a Felipe Melo manda a quel paese i suoi tifosi, la società non riesce a comprendere la differenza tra un brocco ed un campione e persino l’ultimo residuo della Triade, l’unico ad uscirne pulito, perde il suo stile e sbraita come nemmeno uno scaricatore di porto.
Un tempo, narrano le cronache, quando la famiglia Agnelli aveva a cuore le sorti di questa squadra, prima ancora di quelle di Chrysler e Opel, a discapito degli stabilimenti di Termini Imerese e Pomigliano d’Arco – per le quali hanno intascato bei soldoni dello Stato -, Montezemolo & Co., che si erano fatti pionieri delle sventure di Blanc e il suo entourage, furono spediti a casa. Rifondazione, fu la parola d’ordine. Ma dov’è ora quella proprietà? Non basta cacciare fuori i soldi se poi questi vengono investiti per brocchi incapaci di fare la differenza e spacciati per campioni assoluti. Non basta più la scusa di calciopoli, perché è impossibile che in 4 anni non si sia riuscito a costruire un gruppo in grado di reggere il confronto (non dico con l’Inter, ma almeno) con la Roma e con tutti gli annessi problemi che la società capitolina ha avuto dalla morte di Franco Sensi ad oggi.
Possibile che con tutti quei soldoni non si riesca a competere per il quarto posto in campionato?
I maligni direbbero: senza il doping amministrativo di Giraudo, il doping al nandrolone di Agricola (per il quale – prescrizione a parte – il reato è stato accertato in tre gradi di giudizio), le magagne di Moggi e le procure confezionate dal figlio e dalla sua Gea, la Juve diventa una squadra del calibro del Palermo?
Troppo semplicistica questa equazione da un lato, troppo banale e inflazionata quella del dissesto di calciopoli dall’altro.
La questione più importante è il disinteresse della proprietà, l’indifferenza nell’accettare che il Ranieri scaricato come l’ultimo dei peggiori stia ora lottando per vincere lo scudetto con una squadra che ha 270 milioni di euro di debiti.
Cosa c’è di peggio? Che l’unica alternativa non sia davvero quella di cedere la mano?
In fondo al tunnel c’è sempre la luce, ma in questo caso, forse, i tifosi sperano in un tunnel illuminato artificialmente: FIAT LUX!
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