Autore: Domenico Concolino

  • Ranking UEFA: Fuori Stoccarda e Werder, la Juve non aiuta

    Felice per il successo e per l’apprezzamento del precedente post sul nostro ranking UEFA (dell’Italia) attuale, chiaramente da rivedere alla luce della debacle juventina in terra londinese, che rende inutile la sconfitta dello Stoccarda e del Werder Brema, aggiorno la situazione del nostro paese.

    Il Punto

    Per aver diritto al passaggio di quattro squadre in Champions League l’Italia è obbligata a stazionare almeno nella terza posizione dell’UEFA Country Ranking 2010.

    Siamo messi male!

    Brutte notizie gente, le tedesche conservano tre squadre in campo e solo l’Inghilterra sta facendo meglio da questo punto di vista (quattro).

    La Germania però è la migliore in assoluto, al momento, come punti ranking: 15.750, contro i 14.000 dell’Italia e i 15.642 della Spagna (seconda in classifica stagionale).

    Mi si chiedeva una proiezione di classifica, ma tengo a specificare che quella pubblicata nel precedente post è già la proiezione che parte dalle stagioni 2005/2006, mi risulta impossibile prevedere i punti che faremo nella stagione prossima per poter ipotizzare la proiezione 2011/2012.

    La classifica 2011 non terrà conto della stagione 2010/2011 ed è l’unica che posso ipotizzare.

    Eccola aggiornata:

    3 Italy 15.357 11.928 10.250 11.375 14.000 62.910 1/ 7
    4 Germany 10.437 9.500 13.500 12.687 15.750 61.874 3/ 6

    Come si assegnano i punti?

    Il coefficiente per costruire la graduatoria annuale tiene conto dei risultati ottenuti in Champions League e in Europa League.

    Si ottiene sommando i punti ottenuti dalle singole squadre e poi dividendo per il numero iniziale delle formazioni ammesse per ogni nazione.

    La vittoria vale 2 punti, il pareggio 1 e la sconfitta 0 (tali valori vengono dimezzati nei turni preliminari).

    Sono previsti anche alcuni “bonus”: 4 punti per l’ingresso nella fase a gruppi di Champions, 4 punti per la qualificazione agli ottavi dello stesso torneo e 1 punto per ogni turno a eliminazione diretta superato.

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  • L’Inter salva il nostro Ranking

    Yes, we can! E il grido di battaglia di Obama torna d’attualità.

    La grande impresa dell’Inter con il Chelsea, osannata persino dai giornali inglesi che acclamano Mourinho come “The King”.

    Ma di fatto l’Inter non ha vinto nulla, se non qualche soldino fresco in più che rimpinguano le casse societarie un po’ provate dal bilancio in rosso delle passate stagioni.

    L’esaltazione sta nell’aver superato uno degli avversari più difficili (insieme al Barcellona) di questa competizione e di averlo fatto come una prova di maturità e di sicurezza sconosciuta da anni in casa nerazzurra.

    Ma c’è dell’altro su cui riflettere e che potrà far piacere a tutte quelle squadre che ambiscono ad un posto in Champions. Per aver diritto a quattro posti infatti, l’Italia è obbligata a stazionare almeno nella terza posizione dell’UEFA Country Ranking 2010.

    Si tratta di una speciale graduatoria che si basa sui risultati ottenuti nelle ultime cinque stagioni dalle squadre di club per ogni paese e che vede al momento l’Italia in lotta con la Germania.

    Il gruppo tedesco, tra Champions e Europa League, ha ancora in gara la bellezza di cinque squadre (Bayern, Stoccarda, Werder, Amburgo e Wolfsburg), mentre l’Italia ne ha solo due (Inter e Juventus).

    Al momento la situazione di classifica è questa:

    3 Italy 15.357 11.928 10.250 11.375 14.000 62.910 2/ 7
    4 Germany 10.437 9.500 13.500 12.687 14.916 61.040 5/ 6

    Certo il divario non è grandissimo (1.870), ma la doppia vittoria dell’Inter dà maggiori garanzie e speranze di mantenere quel posticino in più anche per la stagione 2010/2011 (per quella attuale non ci sono rischi).

    Nel momento in cui scrivo le tedesche hanno già racimolato un coefficiente pari a 14.916, mentre le italiane sono ora a 14.000.
    Non è un vantaggio immenso, purtroppo, e continua ad assottigliarsi.

    Non resta che sperare nell’impresa della Juventus.

    (Questo articolo sarà aggiornato venerdì 19 marzo alla luce dei risultati di Champions ed Europa League)

    Ecco l’aggiornamento sul ranking: leggi Ranking UEFA: Fuori Stoccarda e Werder, la Juve non aiuta.

  • Assolti per violenza, condannati per gli insulti

    Ci risiamo? Pare proprio di sì. Protagonisti ancora gli arbitri permalosi e i procuratori federali inadatti.

    Il giudice sportivo Tosel, sulla base del referto arrivato sulla sua scrivania, regala la bellezza di tre giornate a Cristiano Doni, condannando in pratica la sua Atalanta a fare a meno del capitano nelle gare più importanti della stagione, e non adotta nessun provvedimento nei confronti di Felipe Melo, che in Juventus – Siena aveva tentato di colpire un avversario senza che l’arbitro intervenisse.

    Motivo? Cerchiamo di scoprirlo insieme.

    Nel caso di Cristiano Doni il provvedimento in campo è quello del rosso diretto per aver protestato nei confronti degli Ufficiali di gara. La sanzione prevista sarebbe la semplice ammonizione, ma nel caso del nerazzurro c’è l’aggravante di essere capitano. Questo comporta un’ammonizione in più (non in campo ma di fronte al G.S.)  ed essendo già diffidato scatta la prima giornata di squalifica.

    Ma Doni non si ferma qui, perché all’atto dell’ammonizione rivolge all’arbitro un pesante insulto che comporta l’espulsione diretta (e l’annullamento del primo giallo in campo), accompagnato da un ironico applauso.

    Di per sé le tre giornate si giustificano al di là dell’applauso (che si conferma essere gesto ironico e non “pesantemente offensivo” da meritare isolatamente il rosso e che va quindi accompagnato da espressioni ingiuriose): due per l’insulto, più uno perché era già diffidato.

    Nel caso di Felipe Melo si assolve il Giudice Sportivo e si condanna la “svista” dei Procuratori Federali e della quaterna arbitrale. Quest’ultimi avrebbero dovuto intervenire tempestivamente, sanzionando con il rosso diretto la condotta violenta del brasiliano juventino, in quanto a norma di regolamento il “tentare di colpire” un avversario equivale a colpirlo.

    L’arbitro non vede e non menziona nel referto.

    Quanto di meglio possibile per l’applicazione della prova tv, che interviene nei casi non menzionati dal direttore di gara e che lo stesso non poteva vedere (in questo caso perché lontani dal luogo in cui si sviluppava l’azione).

    I Procuratori Federali hanno però ignorato la vicenda, impegnati forse in massa a seguire altri protagonisti che hanno una maggiore risonanza sulla carta stampata.

    In tempo di Grande Fratello e reality show improvvisati sugli spalti, sarebbe forse meglio tornare a occuparsi di vedere cosa avviene su quel “tappeto verde” dove, di solito, dovrebbe concentrarsi il gioco.

  • Perché Lo Monaco non è stato deferito?

    Lo leggo sul corriere dello sport di mercoledì scorso, l’Ad del Catania Pietro Lo Monaco: «Mourinho a Catania sarà accolto male. È un personaggio che per i suoi atteggiamenti, più o meno calcolati, non si attira simpatie».
    Un commento condiviso nel nostro forum, un commento udito nei tanti “bar” improvvisati del calcio, ma detto da un dirigente di una squadra ospitante, dopo quanto successo l’anno precedente, considerando che l’allenatore dell’Inter era squalificato e doveva andare in tribuna tra i tifosi del Catania, non può certo passare inosservato. Abbiamo attaccato, lo ha fatto all’unanimità la nostra redazione, il tecnico dell’Inter per quel gesto delle manette, istigazione alla violenza che merita tre giornate di squalifica, al di là di quanto preveda il regolamento.
    Ma perché per Lo Monaco e per il Catania (in questi casi si prevede la responsabilità diretta – non oggettiva – della società) non è arrivato il tanto atteso deferimento alla procura federale?
    Me lo domando perché a Catania, lo scorso venerdì, Mourinho è stato trattenuto nel box della polizia allo stadio “Massimino”, questo perché il Questore e il Prefetto etnei hanno giudicato a rischio la sua presenza tra i supporter rossoazzurri alla luce della dichiarazioni di Lo Monaco.
    Cioè, se Mourinho protesta con l’arbitro invocandone l’arresto è un istigatore pericoloso, mentre se Lo Monaco gli scatena contro una città passa per una cosa normale, senza risalto sui giornali e senza alcuna decisione ufficiale.
    A me sembra ipocrita l’accanimento con il non italiano, e pericoloso il silenzio sul siciliano.
    Rifletto…..

  • L’unica “bestemmia” è espellere Canini

    Nuovo appuntamento con la rubrica su arbitri e regole del calcio. Tanti argomenti, tanta carne al fuoco che preferisco discernere i migliori e dare un segno dell’attuale stato di caos che regna oggi nel mondo del calcio italiano.

    Partiamo da quei maledetti artt. 35 1.3) e 19 n. 3bis del Codice di Giustizia Sportiva.

    Il linguaggio blasfemo  è da sempre passibile di espulsione da parte dell’arbitro, solo che ora c’è la possibilità di farlo con la prova tv o per presa diretta dei procuratori federali, qualora passi inosservato durante la gara. E allora, apriti cielo.
    L’Italia, da cattolica e terra del Papa, si trasforma nella patria dello sport dell’anti-Cristo. Povero Zio, chiamato sempre in causa, e benedetto quel Diaz che tutti avevano quasi quasi dimenticato. Quanto contano le parole, se si può aggirare il regolamento usando l’espediente di un idioma inventato? Siamo in Italia e tuteliamo gli stranieri?

    Già, perché non mi venite a dire che pagano un lettore di labiale arabo per scoprire l’offesa a Maometto. Già ho subito l’onta di quei fischi che per un bianco sono di disapprovazione, mentre per un nero sono sempre e comunque razzismo. Italia, terra di ipocriti, dove l’unica vera “bestemmia” semmai è l’espulsione di Canini in Cagliari – Catania.

    Tanta fretta hanno avuto gli arbitri di ripassare la cara regola 12 che hanno dimenticato tutte le altre. La seconda ammonizione che Pierpaoli ha comminato a Canini al 25’ st è assurda: il portiere Andujar rilancia lungo di piede, Canini fuori area in elevazione respinge di schiena e quasi quasi fa anche gol. L’arbitro scopre un impossibile disturbo al portiere che in quella posizione non esiste, perché Canini non era in area.

    Pensate cosa sarebbe successo se avesse addirittura segnato.

    Morale della favola, in questo paese in cui bisogna rispettare la religione e applicare regole giuste? Canini è stato squalificato per un turno e a nulla varrà la prova tv.

    Ma se avesse detto Zio Porco all’arbitro invece di cercare il gol, forse adesso starebbe a casa con maggiore soddisfazione.

  • Azzurri, siamo davvero in corsa?

    L ho vista la partita con il Camerun, ho assistito a quella sfida soporifera che mi ha messo tanti dubbi sul mondiale. L’azzurro non va più di moda, verrebbe facile da dire, ma in realtà le sfide pre-mondiali non dicono nulla, non valgono a nulla e soprattutto, è la storia a dirlo, quando l’adrenalina sale la nostra nazionale non stecca e regala tante emozioni.
    Certo questa volta non si capisce dove stanno i veri leader trascinatori.
    In difesa siamo messi male: Cannavaro ha un po’ troppe primavere per reggere un confronto con gente del calibro di Rooney, Robinho, David Villa o Messi. Ranocchia ha mollato sul più bello (io ci speravo tanto) e Nesta ha detto no, scelta che, dicono, non sembra solo sua ma dettata dalla società di via Turati, anche se Galliani si è affrettato a spiegare che lui tifa per Ale e Totti al mondiale.
    Dichiarazioni di facciata? Non possiamo certamente saperlo.
    Sta di fatto che un uomo d’esperienza mondiale serve e, visto che non ha mai deluso l’appuntamento azzurro, un uomo simbolo come Materazzi non lo lascerei come ultima ipotesi e, udite udite, anche Felipe… se proprio vogliamo un oriundo: i suoi bisnonni sono veneti.
    Sulle fasce Zambrotta non è più lui, meglio Criscito e Maggio direi, oltre a Santon che certamente sarà convocato, mentre a centrocampo non ho dubbi: è quello più forte al mondo. Pirlo è un po’ lento, ma lì non serve velocità, De Rossi è unico, Cossu è una bella alternativa, Candreva? Perché no? Marchisio è in assoluto il giovane che più mi ha colpito insieme a Balotelli. Già Balotelli, tutti lo vogliono ma come sempre il furor di popolo non vale un Paolo Rossi. Prima c’era Cassano, poi Pazzini, ora Balotelli e poi, forse, sarà Del Piero.
    Balotelli però sarebbe quel valore aggiunto, quello che se ha voglia ti spacca il mondo. Quello che se ti senti eliminato entra e ti cambia una gara. Molto meglio lui, nato in Italia e italiano da sempre, di un oriundo come Amauri. A proposito, per uno qualunque la cittadinanza sarebbe arrivata tra due anni.

    Li abbozzo io i 23 convocati finali:
    Portieri: Buffon, De Sanctis, Marchetti
    Difensori: Cannavaro, Chiellini, Legrottaglie, Zambrotta, Criscito, Maggio, Santon, Bocchetti
    Centrocampisti: Pirlo, De Rossi, Gattuso, Ambrosini, Perrotta, Montolivo
    Attaccanti: Gilardino, Borriello, Toni, Totti, Di Natale, Pazzini
    Riserve: Amelia, Bonucci, Gamberini, Biondini, G. Rossi, Iaquinta

    E gli esclusi di lusso:
    Portieri: Abbiati, Toldo, Sirigu
    Difensori: Nesta, Materazzi, Felipe, Zaccardo, Ranocchia
    Centrocampisti: Brighi, Thiago Motta, Cossu, Candreva, Camoranesi, M. Rossi
    Attaccanti: Balotelli, Cassano, Quagliarella, Del Piero, Amauri

    A voi commenti e proposte.

  • Il vantaggio e la regola che non c’è

    Dopo il grande successo della scorsa settimana riproponiamo questa rubrica sfruttando i temi che si sono sviluppati sul nostro forum – a proposito la partecipazione continua a crescere e ci si diverte sempre di più.

    Rimaniamo alla settimana e affrontiamo temi caldi quali la mancata assegnazione del goal in Udinese-Inter in occasione del rigore. Nei fatti il risultato calcistico non cambia, ma quello fantacalcistico sì (sarebbe stata doppietta di Pepe). Se c’è un rigore l’arbitro deve concedere il vantaggio e vedere se c’è il goal e in caso contrario tornare sui suoi passi e concedere il rigore, oppure fischiare subito?

    Risposata banale: sì deve concedere il vantaggio. Però…

    Cosa dice il Regolamento?

    L’arbitro deve lasciar proseguire il gioco, in presenza di un’infrazione, nei casi assolutamente evidenti in cui ritiene che interrompendolo risulterebbe avvantaggiata la squadra che ha commesso l’infrazione stessa.
    Qualora il presunto vantaggio non si concretizzi nell’immediatezza (entro 1-2 secondi), l’arbitro interromperà il gioco e punirà l’infrazione iniziale. Sia che interrompa il gioco o no, l’arbitro, se necessario, dovrà comunque assumere l’eventuale sanzione disciplinare.


    Quindi arbitro assolutamente perfetto in Udinese – Inter: aspetta che la palla finisca sul palo e poi fischia. Troppo più tardi arriva il colpo di testa di Pepe. Sbaglia però nel non ammonire Balotelli (prima sanzione).

    Fallo di mani volontario?

    Altro punto: quando il fallo di mani è volontario?

    Il fallo di mano implica un contatto volontario tra il pallone e la mano o il braccio di un calciatore. Per stabilire la volontarietà, l’arbitro deve prendere in considerazione i seguenti criteri:

    1. il movimento della mano in direzione del pallone (non del pallone in direzione della mano);
    2. la distanza tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato);
    3. la posizione della mano, che non implica necessariamente che ci sia un’infrazione;
    4. il toccare il pallone con un oggetto tenuto nella mano (come indumenti, parastinchi ecc.) è considerato come un’infrazione alla stregua di un fallo di mano;
    5. il colpire il pallone lanciando un oggetto (scarpa, parastinchi ecc.) è da considerarsi un’infrazione alla stregua di un fallo di mano.

    Inoltre esistono delle direttive fornite dall’Uefa che parlano di «posizione naturale rispetto al gesto tecnico che il calciatore sta compiendo».

    Il designatore Collina dà delle spiegazioni che implicano maggiore chiarezza sull’interpretazione della volontarietà dettate nelle decisioni Ifab:

    Se il braccio si stacca completamente dal corpo è sempre rigore, se colpisce prima una parte del corpo diversa dal braccio e poi finisce sulla mano non è calcio di rigore.

    Precisiamo che il calcio di rigore è un calcio di punizione diretto, quindi lo stesso discorso vale anche per l’assegnazione di un goal.

    Certo, la regola più facile per gli arbitri sarebbe: tutte le volte che il pallone tocca la mano è da punire.

    Ma torneremmo al tiro alla mano, a un episodio che Roberto Baggio ha raccontato nel suo libro, a Italia-Cile del Mondiale del 1998 in Francia.

  • Il Noif e le regole che non comprendo

    Come al solito – vorrei trasformarlo in un appuntamento fisso – mi piace commentare l’applicazione del regolamento e delle regole federali del giuoco del calcio. Dopo aver pesantemente criticato la regola della bestemmia e l’ingiusta gogna mediatica all’indirizzo di Buffon, in assoluto uno dei più corretti al mondo, puntiamo il dito su alcuni provvedimenti che si leggono nei comunicati del giudice sportivo del 22 febbraio 2010.
    Partiamo dalla stangata all’Inter: 1 giornata a Samuel e Cordoba per espulsione, più che giustificate e fa bene l’arbitro nel referto a parlare (nel caso di Samuel) di fallo da ultimo uomo tagliando la testa al toro sul problema se andasse ammonito o espulso direttamente(nei fatti cambiava poco visto che Samuel era già ammonito). Così facendo però rimane anche diffidato. 3 giornate a Mourinho: poco da dire, provvedimento sacrosanto, anche in virtù della recidiva. Simili gesti, quello delle manette, anche non avesse voluto dire quello che tutti hanno capito, non sono accettabili in Italia e, anche se straniero, deve adeguarsi. Poco comprensibili, per il fatto che non eravamo lì, le due giornate a Cambiasso e Muntari.
    Si legge:
    CALCIATORI NON ESPULSI
    SQUALIFICA PER DUE GIORNATE EFFETTIVE DI GARA
    CAMBIASSO Esteban Matias (Internazionale): per avere, nell’intervallo, nel sottopassaggio
    che adduce agli spogliatoi, tentato di colpire con un pugno un calciatore della squadra avversaria;
    infrazione rilevata dai collaboratori della Procura federale.
    MUNTARI Sulley Ali (Internazionale): per avere, al 35° del primo tempo, uscendo dal terreno
    di giuoco per la sostituzione, rivolto ripetutamente un’espressione ingiuriosa agli Ufficiali di gara;
    infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale.

    Nel caso di Cambiasso è un collaboratore della procura federale ad accorgersene e non l’arbitro. Nulla questio
    Nel caso di Muntari è la terna (anzi il quartetto in questo caso) arbitrale che se ne accorge. Perché non lo mandano via? Perché non espellerlo?
    La regola dice:
    L’arbitro ha la facoltà di punire un calciatore e anche un allenatore o un qualsiasi dirigente presente in panchina, per cattiva condotta, gioco violento o proteste. Il direttore di gara può estrarre il cartellino giallo come ammonizione e il cartellino rosso che comporta l’espulsione del giocatore. Anche un giocatore in panchina può essere punito con i medesimi provvedimenti. Nel caso venga espulso un dirigente o un allenatore, questi viene allontanato dalla panchina senza l’esposizione del cartellino.
    Il ricorso dell’Inter credo verterà proprio sull’errore tecnico dell’arbitro.
    C’è da dire però, che Muntari era sì in panchina, ma sostituito. Cambia qualcosa?
    Niente prova tv per Sokratis Papastathopoulos (Soc. Genoa) nei confronti del calciatore Floro Flores Antonio (Soc. Udinese). La dinamica dell’azione e la limitata energia impressa al movimento del braccio non evidenziano
    infatti, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, quell’intenzionalità lesiva che deve necessariamente connotare la violenza dell’azione.
    Infine, anche se meno interessante, l’esimente di cui di cui all’art. 13, n. 1. lett. a) b) ed e) del Codice di Giustizia Sportiva, che vi invito a verificarlo, ha efficacia solo per il Milan. In pratica quando si fanno esplodere dei petardi la società viene punita con una multa ex art. 12, n. 3, a meno che non ricorrano i presupposti citati dalle esimenti citate, non applicabili con recidiva continuata. Il Milan non ha mai preso un euro di multa dalla prima giornata ad oggi grazie a questo artifizio.

  • Del Piero, il crollo di un mito?

    Del Piero, cascando, c’è ricascato. O meglio, c’è ricascato l’arbitro. A distanza di pochi giorni ecco un altro rigore alla Juventus che fa discutere.
    Apre così la Repubblica di oggi, un giornale non tipicamente sportivo e che può perciò essere equidistante fra le parti. Non si discute del Del Piero bravo o meno a giocare a calcio, per quello lascio la parola a chi mastica pallone molto più di me, si discute di un’etichetta che per anni abbiamo data per acquisita: “Del Piero campionissimo di sportività e correttezza”.
    Due furbate, una dietro l’altra, tuffi alla Tania Cagnotto, crolli in stile Torri Gemelle a qualche metro dalla linea dell’area di rigore, neanche fosse Platinì nella finale – tragedia dell’Heysel, ed esultanza dopo aver segnato dal dischetto nella piena consapevolezza di essere in errore.
    Non crolla solo il mito dell’Alex gentiluomo, ma l’intero sistema dell’italian style. Altro che fair-play inglese: il Buffon che dice all’arbitro di averla toccata regalando un angolo agli avversari, Ambrosini che dice di non essere stato toccato rinunciando al rigore, De Rossi che dice di aver segnato di mano rinunciando al goal, fino a Di Canio che ferma con le mani un’azione goal perché un avversario è a terra. Che dire poi dell’Ascoli che lascia pareggiare la Reggina perché il vantaggio era stato conseguito in modo non sportivo? Questo è l’Italian style. Almeno credo, almeno credevo. Con quell’esultanza di mister correttezza, del figlio che tutte le mamme vorrebbero avere, dell’esempio di sportività, ora ho i miei dubbi. Nei commenti a questo post so che Voi lettori, specie se juventini o antidelpieristi, vi appassionerete ad attaccare (spero senza andare oltre i limiti della questione) o a difendere Alex. Sarà difficile però darmi torto senza uscire dall’argomento (nel gergo dei forum si direbbe senza andare off-topic) e soprattutto senza avanzare paragoni con altri. Qui si parla di Del Piero, quello che dopo aver rivisto il tutto in tv ha gridato ai quattro venti: “Rigore? Il fallo è stato evidente”.

  • Perché Materazzi è stato punito?

    Mi chiedo il perché del provvedimento preso nei confronti di Marco Materazzi dopo che nel derby aveva indossato la goliardica maschera del presidente del consiglio, per festeggiare la vittoria dell’Inter. La domanda può sembrare banale, ma invece cela delle risposte che hanno dell’inverosimile.
    Già, perché il Giudice Sportivo, dott. Gianpaolo Tosel, scrive testualmente per motivare la sua decisione: “Ammonizione per avere, al termine della gara, indossato una maschera carnevalesca con l’effige del Presidente del Consiglio dei Ministri, entrando sul terreno di giuoco per festeggiare la vittoria con i compagni di squadra“.
    Attenzione, il provvedimento non parla di tesserati di altre società, ma del presidente del Consiglio, mascherando, perdonatemi il gioco di parole, l’impossibilità di addebitare un’infrazione diretta nei confronti di un tesserato della società avversaria, che formalmente non esiste.
    Infatti, secondo la legge anti-trust del 20 luglio 2004, “il titolare di cariche di governo, nello svolgimento del proprio incarico, non può ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni o anche esercitare compiti di gestioni in società aventi fini di lucro o in attività di rilievi imprenditoriali“.
    Non solo: “il presidente del consiglio, i ministri e i sottosegretari dovranno consegnare all’antitrust diretta da Tesauro una documentazione che attesta eventuali situazioni di incompatibilità. Dovranno spiegare insomma che partecipazioni hanno in società legate anche ai loro famigliari“.
    E allora, se manca il riferimento ad un tesserato, perché altrimenti il Milan sarebbe nei guai, vogliamo forse rinvenire nel suo atteggiamento un vilipendio delle Istituzioni Costituzionali?
    Vogliamo concedere una pena da sei mesi a tre anni, come previsto dall’art. 290 del codice penale, a tutti quelli che a Carnevale la indossano?
    Basta scadere nel ridicolo, ridiamo dignità a questo campionato. Forza Materazzi, eroe di Germania!