27685/06 R.G.N.R. Ai più sembrerà un banale cronologico, ma è da questo numero che nel 2006, a Napoli, ha inizio il processo “off-side”, meglio noto come calciopoli.
A distanza di quattro anni, ecco che finalmente arrivano le motivazioni della prima sentenza di condanna a carico di alcuni di quegli imputati che, per la riduzione della pena di un terzo, hanno preferito il rito abbreviato, una speciale procedura che consente di giudicare allo stato degli atti, senza alcuna integrazione probatoria.
Le ho lette quelle 202 pagine di motivazione, con un verdetto che fa vergognare il calcio italiano per aver avuto simili interpreti, al di là che siano solo una parte dei colpevoli o gli unici. Undici, gli imputati. Fra questi, l’ex amministratore delegato della Juve, Antonio Giraudo, condannato in attesa dell’appello (forse dopo l’estate) a tre anni di reclusione, che non sconterà grazie all’indulto.
Nei confronti dell’ex A.D. della Juventus si legge l’esclusione dell’aggravante dei comma 1 e 3 dell’art.416 del codice penale, che detto in parole povere significa che egli mantenne un ruolo defilato nella gestione illecita delle cose del calcio, rispetto alla onnipresenza di Luciano Moggi, considerato non solo capo ma interprete principale della “cupola”.
Attenzione però, manca l’aggravante della promozione ed organizzazione dell’associazione a delinquere, ma la posizione dell’ex ad bianconero non è di secondo piano, anzi egli ha influenzato il campionato 2004/05.
Il gup motiva corposamente la sua sentenza, indica le sim di gestori stranieri (non solo svizzere, ma anche dalla Slovenia e dal Lichtenstein), le frequenti riunioni che si svolsero nel periodo di indagini, la selezione capillare delle telefonate atte a confutare la tesi di colpevolezza, e non le semplici telefonate con i designatori, che di per sé non avrebbero provato nulla.
Giraudo era uno degli artefici principali: «fu inserito stabilmente nel sodalizio – si legge – che ebbe lo scopo di determinare l’andamento del campionato di calcio in esame, partecipando in modo attivo ai momenti essenziali della sua vita e contribuendo in modo determinante al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi e non solo di quelli legati agli interessi della sua società».
Non solo la Juve dunque, ma ad esempio anche la Fiorentina: «plurime riunioni avvenute periodicamente con i coimputati Moggi, Bergamo, Pairetto, Lanese e Mazzini, cui Giraudo fu sempre presente, contribuendo, oltre che alla composizione delle “griglie” dei sorteggi, ad adottare le determinazioni importanti per via dell’associazione. L’avvicinamento degli esponenti della società di Firenze a Bergamo avvenne a seguito del placet dato da Giraudo. Mazzini, tra l’altro, affermò “devo dire che perderli come pagatori in serie A mi dispiace”, ricevendo la concorde opinione di Giraudo, e proseguì “questi i soldi ce li hanno davvero…per cui se si potesse…te pensaci a come fargliela pesare…ma tu vedrai che chiederanno anche a te…di aiutarli…”».
Influente anche nel consiglio federale. Di Giraudo, infatti, il gup sottolinea come «assommava il doppio ruolo di consigliere federale ed esponente della Juve, partecipando all’incontro con soggetti estranei alla Federazione anche con lo scopo di definirne l’organigramma».
Si pensi all’affare con Lotito, in particolare ad una telefonata dove Giraudo e Mazzini parlano del presidente della Lazio. Nella sentenza si legge: «”mi sono rotto i c… di aiutare le teste di ca…” – dice Mazzini – e Giraudo concorda: “è stato utile in fase di elezione di Lega ma adesso fuori dai c… perché è un poco di buono..”…».
Ometto i particolari sull’elezione di Galliani, che pure viene ben spiegata ma che riguarda la posizione di Moggi.
Oltre a Giraudo, sono stati condannati Lanese, Dondarini e Pieri, sulle cui utenze svizzere, che gli avrebbe fornito Moggi, gli investigatori hanno riscontrato 500 contatti.
Per la prima volta da quando è iniziato calciopoli si ragiona su dati seri, nel senso che esiste finalmente una condanna, anche se non passata in giudicato, cioè non definitiva. Ma è questa la verità assoluta?
Le ipotesi sono due:
1) Moggi, o meglio la sua difesa, riesce a smontare l’accusa di associazione a delinquere, allargando il raggio d’azione delle persone che telefonavano stabilmente ai designatori e agli arbitri. In appello Giraudo potrebbe fruire di questi benefit;
2) Molto più probabile, nei confronti di Moggi verranno valutate anche le aggravanti escluse per Giraudo, attraverso nuove prove che con il boomerang della trascrizione finiranno per fornire l’assist decisivo all’accusa.
In definitiva, non avendo la riduzione del rito premiale, Moggi riceverà una condanna molto più pesante di quella di Giraudo e a quel punto, inutile escluderlo, anche la panacea dell’indulto rischierebbe, almeno parzialmente, di venire meno.
Sto ragionando in regime di processo penale. Il “nuovo” processo sportivo è tutta un’altra cosa, di quello se ne parlerà più avanti, quando si avrà, finalmente, anche lì qualche dato certo. Per ora, è solo fumo!