Lo leggo sul corriere dello sport di mercoledì scorso, l’Ad del Catania Pietro Lo Monaco: «Mourinho a Catania sarà accolto male. È un personaggio che per i suoi atteggiamenti, più o meno calcolati, non si attira simpatie».
Un commento condiviso nel nostro forum, un commento udito nei tanti “bar” improvvisati del calcio, ma detto da un dirigente di una squadra ospitante, dopo quanto successo l’anno precedente, considerando che l’allenatore dell’Inter era squalificato e doveva andare in tribuna tra i tifosi del Catania, non può certo passare inosservato. Abbiamo attaccato, lo ha fatto all’unanimità la nostra redazione, il tecnico dell’Inter per quel gesto delle manette, istigazione alla violenza che merita tre giornate di squalifica, al di là di quanto preveda il regolamento.
Ma perché per Lo Monaco e per il Catania (in questi casi si prevede la responsabilità diretta – non oggettiva – della società) non è arrivato il tanto atteso deferimento alla procura federale?
Me lo domando perché a Catania, lo scorso venerdì, Mourinho è stato trattenuto nel box della polizia allo stadio “Massimino”, questo perché il Questore e il Prefetto etnei hanno giudicato a rischio la sua presenza tra i supporter rossoazzurri alla luce della dichiarazioni di Lo Monaco.
Cioè, se Mourinho protesta con l’arbitro invocandone l’arresto è un istigatore pericoloso, mentre se Lo Monaco gli scatena contro una città passa per una cosa normale, senza risalto sui giornali e senza alcuna decisione ufficiale.
A me sembra ipocrita l’accanimento con il non italiano, e pericoloso il silenzio sul siciliano.
Rifletto…..
Categoria: Calcio
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Perché Lo Monaco non è stato deferito?
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Che fine ha fatto il “Presidente” Berlusconi?
Stimolato da una discussione sul forum, scrivo alcuni pensieri che mi sono passati per la mente in questi giorni soprattutto dopo la débâcle dell’Old Trafford.
Dal 1986 Silvio Berlusconi è il Presidente dell’A.C. Milan e praticamente, da quando ancora dovevo nascere, ha gettato le basi per rifondare una società che si era persa anche nella serie cadetta.
Da qui è iniziata una serie innumerevole di successi che lo ha portato a diventare il Presidente più vincente della storia del calcio (dopo Bernabeu credo).
Circondatosi di gente fidata fra scommesse e scoperte (Sacchi, Capello, Van Basten, etc…) ma anche fra grosse spese e grandi flop, ha portato la squadra milanese sul tetto d’europa per ben 5 volte (l’ultima nel 2007).Da quando è diventato per la seconda volta Presidente del Consiglio però si è via via allontanato dalla sua squadra, tant’è che visti i conflitti di interesse non è neanche più ufficialmente il massimo dirigente milanista.
Ovviamente è ancora lui a mettere i soldi e allora, per coprire i buchi del bilancio e per via della crisi economica mondiale che sembra aver colpito anche lui (ci credete?!), da quest’anno la politica societaria milanista sembra esser cambiata.
Quindi anche ad una delle squadri più forti e potenti del mondo fanno gola i 65 milioni di euro per un campione come Kakà. Nonostante ciò, si sono aggiunti gli addii del Capitano Maldini e di Mr Ancelotti, ma sopratutto i tifosi milanisti (me compreso) hanno dovuto sopportare una campagna acquisti al quanto deficitaria e priva di un senso logico.
Ma il problema vero ora sembra essere quello delle dichiarazioni del Signor Berlusconi che prima con l’acquisto di Mancini e poi dichiarando che il suo allenatore non fa giocare bene la squadra, sembra andare contro l’operato dei suoi stessi dirigenti. In più ho la vaga sensazione che “Silvio” da pochi anni a questa parte si stia prendendo meriti (non suoi) quando la squadra vince (era lui a “dettare” le formazioni ad Ancelotti) e invece se ne lavi le mani quando i risultati non vanno come dovrebbero.
E allora mi chiedo: è normale che un Presidente esterni tali pensieri alla stampa? O come penso io sarebbe stato più logico farlo presente in privata sede?
Perchè se non ti va bene qualcosa, non prendi in mano la situazione per cambiarla? Oppure perchè non cedi la società che a parer tuo, ti sta facendo perder solo soldi?
Come tutti i tifosi milanisti sarò il primo a “piangere” se un giorno il cavaliere dovesse abbandonare il Milan, ma non posso di certo pensare che una società abituata a questi livelli si possa accontentare dei piazzamenti e di non essere protagonista del mercato.
A voi i commenti e le “soluzioni”.
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L’unica “bestemmia” è espellere Canini
Nuovo appuntamento con la rubrica su arbitri e regole del calcio. Tanti argomenti, tanta carne al fuoco che preferisco discernere i migliori e dare un segno dell’attuale stato di caos che regna oggi nel mondo del calcio italiano.
Partiamo da quei maledetti artt. 35 1.3) e 19 n. 3bis del Codice di Giustizia Sportiva.
Il linguaggio blasfemo è da sempre passibile di espulsione da parte dell’arbitro, solo che ora c’è la possibilità di farlo con la prova tv o per presa diretta dei procuratori federali, qualora passi inosservato durante la gara. E allora, apriti cielo.
L’Italia, da cattolica e terra del Papa, si trasforma nella patria dello sport dell’anti-Cristo. Povero Zio, chiamato sempre in causa, e benedetto quel Diaz che tutti avevano quasi quasi dimenticato. Quanto contano le parole, se si può aggirare il regolamento usando l’espediente di un idioma inventato? Siamo in Italia e tuteliamo gli stranieri?Già, perché non mi venite a dire che pagano un lettore di labiale arabo per scoprire l’offesa a Maometto. Già ho subito l’onta di quei fischi che per un bianco sono di disapprovazione, mentre per un nero sono sempre e comunque razzismo. Italia, terra di ipocriti, dove l’unica vera “bestemmia” semmai è l’espulsione di Canini in Cagliari – Catania.
Tanta fretta hanno avuto gli arbitri di ripassare la cara regola 12 che hanno dimenticato tutte le altre. La seconda ammonizione che Pierpaoli ha comminato a Canini al 25’ st è assurda: il portiere Andujar rilancia lungo di piede, Canini fuori area in elevazione respinge di schiena e quasi quasi fa anche gol. L’arbitro scopre un impossibile disturbo al portiere che in quella posizione non esiste, perché Canini non era in area.
Pensate cosa sarebbe successo se avesse addirittura segnato.
Morale della favola, in questo paese in cui bisogna rispettare la religione e applicare regole giuste? Canini è stato squalificato per un turno e a nulla varrà la prova tv.
Ma se avesse detto Zio Porco all’arbitro invece di cercare il gol, forse adesso starebbe a casa con maggiore soddisfazione.
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Il Catanzaro Meglio di Tutti
Basta fare una rapida ricerca sul web per scoprire qual è la squadra con miglior rendimento tra quelle professionistiche italiane.
Si è posto questa domanda il Corriere dello Sport e affidandosi alle tesi inconfutabili di numeri e classifiche ha scoperto che è il Catanzaro di Gaetano Auteri, capolista in Lega Pro 2.
A livello di vittorie è la squadra messa meglio nello stivale, i ragazzi di Auteri infatti hanno vinto 18 volte facendo meglio dell’Inter in Serie A, attualmente a quota 17, e dell’altra milanese, il Milan, a quota 16.
Le statistiche indicano dunque che la squadra dell’ex tecnico del Gallipoli ha la migliore media punti italiana (2.28).
Il segreto di questo record va pescato allo Stadio Nicola Ceravolo.
La compagine calabrese ha un impressionante tabellino di marcia in casa: punteggio pieno con 13 vittorie su 13 partite (nessuno ha fatto meglio) e ben 30 gol (secondo solo al Genoa che a Marassi ha segnato 32 volte) e solamente 6 gol subiti.
Dopo due stagioni (compresa questa) in Seconda Divisione, il Catanzaro è pronto a fare il proprio ritorno nell’ex Serie C1, adesso chiamata Prima Divisione. La possibile promozione di questa stagione in casa giallorossa però sa soltanto di passaggio, l’obiettivo infatti è quello di salire ancora.
Altro?
L’attacco segna più di quello del Milan (ad oggi 48 gol contro i 46 rossoneri).
Valutando le reti segnate in totale, meglio dell’attacco giallorosso ha fatto soltanto l’Inter con 52 realizzazioni.
I Bomber Longoni, Mosciaro e Montella quindi, meglio di Pato, Ronaldinho e Borriello.Ovviamente il primo posto catanzarese nel raggruppamento C della Seconda Divisione non è solo frutto di questi numeri ma anche della continuità avuta durante la stagione. Diverse volte infatti sono stati messi in serie risultati utili e squadre come Juve Stabia, Cisco Roma e Gela sembrano non riuscire a tener testa.
E’ un Catanzaro da record! Nessuno tra i professionisti come la capolista giallorossa calabrese.
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Il vantaggio e la regola che non c’è
Dopo il grande successo della scorsa settimana riproponiamo questa rubrica sfruttando i temi che si sono sviluppati sul nostro forum – a proposito la partecipazione continua a crescere e ci si diverte sempre di più.
Rimaniamo alla settimana e affrontiamo temi caldi quali la mancata assegnazione del goal in Udinese-Inter in occasione del rigore. Nei fatti il risultato calcistico non cambia, ma quello fantacalcistico sì (sarebbe stata doppietta di Pepe). Se c’è un rigore l’arbitro deve concedere il vantaggio e vedere se c’è il goal e in caso contrario tornare sui suoi passi e concedere il rigore, oppure fischiare subito?
Risposata banale: sì deve concedere il vantaggio. Però…
Cosa dice il Regolamento?
L’arbitro deve lasciar proseguire il gioco, in presenza di un’infrazione, nei casi assolutamente evidenti in cui ritiene che interrompendolo risulterebbe avvantaggiata la squadra che ha commesso l’infrazione stessa.
Qualora il presunto vantaggio non si concretizzi nell’immediatezza (entro 1-2 secondi), l’arbitro interromperà il gioco e punirà l’infrazione iniziale. Sia che interrompa il gioco o no, l’arbitro, se necessario, dovrà comunque assumere l’eventuale sanzione disciplinare.
Quindi arbitro assolutamente perfetto in Udinese – Inter: aspetta che la palla finisca sul palo e poi fischia. Troppo più tardi arriva il colpo di testa di Pepe. Sbaglia però nel non ammonire Balotelli (prima sanzione).Fallo di mani volontario?
Altro punto: quando il fallo di mani è volontario?
Il fallo di mano implica un contatto volontario tra il pallone e la mano o il braccio di un calciatore. Per stabilire la volontarietà, l’arbitro deve prendere in considerazione i seguenti criteri:
- il movimento della mano in direzione del pallone (non del pallone in direzione della mano);
- la distanza tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato);
- la posizione della mano, che non implica necessariamente che ci sia un’infrazione;
- il toccare il pallone con un oggetto tenuto nella mano (come indumenti, parastinchi ecc.) è considerato come un’infrazione alla stregua di un fallo di mano;
- il colpire il pallone lanciando un oggetto (scarpa, parastinchi ecc.) è da considerarsi un’infrazione alla stregua di un fallo di mano.
Inoltre esistono delle direttive fornite dall’Uefa che parlano di «posizione naturale rispetto al gesto tecnico che il calciatore sta compiendo».
Il designatore Collina dà delle spiegazioni che implicano maggiore chiarezza sull’interpretazione della volontarietà dettate nelle decisioni Ifab:
Se il braccio si stacca completamente dal corpo è sempre rigore, se colpisce prima una parte del corpo diversa dal braccio e poi finisce sulla mano non è calcio di rigore.
Precisiamo che il calcio di rigore è un calcio di punizione diretto, quindi lo stesso discorso vale anche per l’assegnazione di un goal.
Certo, la regola più facile per gli arbitri sarebbe: tutte le volte che il pallone tocca la mano è da punire.
Ma torneremmo al tiro alla mano, a un episodio che Roberto Baggio ha raccontato nel suo libro, a Italia-Cile del Mondiale del 1998 in Francia.
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Il Noif e le regole che non comprendo
Come al solito – vorrei trasformarlo in un appuntamento fisso – mi piace commentare l’applicazione del regolamento e delle regole federali del giuoco del calcio. Dopo aver pesantemente criticato la regola della bestemmia e l’ingiusta gogna mediatica all’indirizzo di Buffon, in assoluto uno dei più corretti al mondo, puntiamo il dito su alcuni provvedimenti che si leggono nei comunicati del giudice sportivo del 22 febbraio 2010.
Partiamo dalla stangata all’Inter: 1 giornata a Samuel e Cordoba per espulsione, più che giustificate e fa bene l’arbitro nel referto a parlare (nel caso di Samuel) di fallo da ultimo uomo tagliando la testa al toro sul problema se andasse ammonito o espulso direttamente(nei fatti cambiava poco visto che Samuel era già ammonito). Così facendo però rimane anche diffidato. 3 giornate a Mourinho: poco da dire, provvedimento sacrosanto, anche in virtù della recidiva. Simili gesti, quello delle manette, anche non avesse voluto dire quello che tutti hanno capito, non sono accettabili in Italia e, anche se straniero, deve adeguarsi. Poco comprensibili, per il fatto che non eravamo lì, le due giornate a Cambiasso e Muntari.
Si legge:
CALCIATORI NON ESPULSI
SQUALIFICA PER DUE GIORNATE EFFETTIVE DI GARA
CAMBIASSO Esteban Matias (Internazionale): per avere, nell’intervallo, nel sottopassaggio
che adduce agli spogliatoi, tentato di colpire con un pugno un calciatore della squadra avversaria;
infrazione rilevata dai collaboratori della Procura federale.
MUNTARI Sulley Ali (Internazionale): per avere, al 35° del primo tempo, uscendo dal terreno
di giuoco per la sostituzione, rivolto ripetutamente un’espressione ingiuriosa agli Ufficiali di gara;
infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale.
Nel caso di Cambiasso è un collaboratore della procura federale ad accorgersene e non l’arbitro. Nulla questio
Nel caso di Muntari è la terna (anzi il quartetto in questo caso) arbitrale che se ne accorge. Perché non lo mandano via? Perché non espellerlo?
La regola dice:
L’arbitro ha la facoltà di punire un calciatore e anche un allenatore o un qualsiasi dirigente presente in panchina, per cattiva condotta, gioco violento o proteste. Il direttore di gara può estrarre il cartellino giallo come ammonizione e il cartellino rosso che comporta l’espulsione del giocatore. Anche un giocatore in panchina può essere punito con i medesimi provvedimenti. Nel caso venga espulso un dirigente o un allenatore, questi viene allontanato dalla panchina senza l’esposizione del cartellino.
Il ricorso dell’Inter credo verterà proprio sull’errore tecnico dell’arbitro.
C’è da dire però, che Muntari era sì in panchina, ma sostituito. Cambia qualcosa?
Niente prova tv per Sokratis Papastathopoulos (Soc. Genoa) nei confronti del calciatore Floro Flores Antonio (Soc. Udinese). La dinamica dell’azione e la limitata energia impressa al movimento del braccio non evidenziano
infatti, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, quell’intenzionalità lesiva che deve necessariamente connotare la violenza dell’azione.
Infine, anche se meno interessante, l’esimente di cui di cui all’art. 13, n. 1. lett. a) b) ed e) del Codice di Giustizia Sportiva, che vi invito a verificarlo, ha efficacia solo per il Milan. In pratica quando si fanno esplodere dei petardi la società viene punita con una multa ex art. 12, n. 3, a meno che non ricorrano i presupposti citati dalle esimenti citate, non applicabili con recidiva continuata. Il Milan non ha mai preso un euro di multa dalla prima giornata ad oggi grazie a questo artifizio. -
Italia Poco Internazionale
L’impressione che sta dando il calcio italiano è evidente, è stata nitida nei gironi di qualificazione alla fase finale e la si ha nitida anche prima dell’inizio degli ottavi dell’edizione in corso della Champions Leauge.
E’ tornata la competizione più importante d’Europa dopo la lunga pausa. Ed è tornata la dimostrazione di non competitività attuale del nostro calcio a livello internazionale.
Nessuno tuttavia mi sembra analizzare realisticamente questa situazione, forse qualcuno c’è ma si tratta di pochi, e si continuerà a far polemica inutile sul nostro calcio “casalingo” senza pensare che non solo non si è più al passo con il calcio delle altre nazioni europee ma si sta perdendo costantemente strada, di brutto.
Mi sa di impossibile veder passare il turno anche ad una sola squadra di quelle ancora in gioco, il risultato di ieri sera (sfortuna/fortuna a parte) non fa che confermare questa tesi. In realtà anche in Europa League non ripongo molta fiducia sulle nostre esponenti.
Sarà durissima dunque. C’è qualcuno che scommette qualche euro sul passaggio del turno in Champions almeno di una? In caso affermativo, su chi?
E in Europa League ci faremo sotto?
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Del Piero, il crollo di un mito?
Del Piero, cascando, c’è ricascato. O meglio, c’è ricascato l’arbitro. A distanza di pochi giorni ecco un altro rigore alla Juventus che fa discutere.
Apre così la Repubblica di oggi, un giornale non tipicamente sportivo e che può perciò essere equidistante fra le parti. Non si discute del Del Piero bravo o meno a giocare a calcio, per quello lascio la parola a chi mastica pallone molto più di me, si discute di un’etichetta che per anni abbiamo data per acquisita: “Del Piero campionissimo di sportività e correttezza”.
Due furbate, una dietro l’altra, tuffi alla Tania Cagnotto, crolli in stile Torri Gemelle a qualche metro dalla linea dell’area di rigore, neanche fosse Platinì nella finale – tragedia dell’Heysel, ed esultanza dopo aver segnato dal dischetto nella piena consapevolezza di essere in errore.
Non crolla solo il mito dell’Alex gentiluomo, ma l’intero sistema dell’italian style. Altro che fair-play inglese: il Buffon che dice all’arbitro di averla toccata regalando un angolo agli avversari, Ambrosini che dice di non essere stato toccato rinunciando al rigore, De Rossi che dice di aver segnato di mano rinunciando al goal, fino a Di Canio che ferma con le mani un’azione goal perché un avversario è a terra. Che dire poi dell’Ascoli che lascia pareggiare la Reggina perché il vantaggio era stato conseguito in modo non sportivo? Questo è l’Italian style. Almeno credo, almeno credevo. Con quell’esultanza di mister correttezza, del figlio che tutte le mamme vorrebbero avere, dell’esempio di sportività, ora ho i miei dubbi. Nei commenti a questo post so che Voi lettori, specie se juventini o antidelpieristi, vi appassionerete ad attaccare (spero senza andare oltre i limiti della questione) o a difendere Alex. Sarà difficile però darmi torto senza uscire dall’argomento (nel gergo dei forum si direbbe senza andare off-topic) e soprattutto senza avanzare paragoni con altri. Qui si parla di Del Piero, quello che dopo aver rivisto il tutto in tv ha gridato ai quattro venti: “Rigore? Il fallo è stato evidente”. -
Personalità, Accelerazione, Tiro e Opportunismo: ecco a voi Pato
Continua la serie di articoli dedicati ai fenomeni del campionato italiano. Ricordi quando ho parlato di Balotelli?
Oggi si cambia nazionalità ma la sostanza rimane sempre quella.
Non lo si vedeva calcare i campi da gioco da più di un mese eppure al rientro, entrato per caso dopo 10 minuti di partita a causa dell’infortunio di un compagno, sembrava non avesse mai abbandonato.
Una innumerevole quantità di passaggi sbagliati hanno dimostrato che gli mancava sentire l’atmosfera di una partita ufficiale ma lo scatto e l’accelerazione che lo contraddistinguono hanno fatto vedere nuovamente di che cosa è capace Alexandre Rodrigues da Silva detto Pato, dal nome della città di nascita Pato Branco.
Un giocatore stellare alla sola età di 20 anni, nonostante Leonardo si ostini a farlo giocare ala destra. Non puoi pensare agli altri che hai a disposizione, ai moduli giusti di gioco, a null’altro.
Un fenomeno del genere, perché di fenomeno si tratta, deve essere lasciato libero di giocare come vuole, gli devi dire “Va a fare quello che vuoi, divertiti e segna!” e aspettare che ti delizi gli occhi con la palla ai piedi.Già perché uno come Pato se lo decide ti punta e ti salta, e stop, non puoi neanche pensare di fermarlo, perché prima che tu lo faccia lo hai già perso. E come se non bastasse è dotato di una potenza di tiro che a stento credi la possa avere un ventenne, corredata da una precisione altrettanto spaventosa.
Insomma, ha margine di miglioramento, essendo ancora giovane, potrai dire, oggi in fondo non ha fatto una partita da 8.
Ma se dovesse migliorare ancora? Dove arriverà?
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Mario Balotelli: un fenomeno nelle mani sbagliate
Tra poco sono in viaggio e starò lontano da forum e sito per qualche giorno. Confido nello SFanta Team per il mantenimento dell’ordine generale.
Prima di andar via, passando su SFantacalcio, pensavo ad un argomento che mi frulla in testa da un po’ di partite a questa parte: Balotelli, non sarebbe meglio se andasse via?
A parere di molti, mio incluso, Mario Balotelli è un fenomeno del calcio moderno, ha tutte le qualità per essere un calciatore fuori dal comune. Eppure…
Eppure da un paio d’anni non viene valorizzato a sufficienza e vive, evidentemente, in un ambiente che non può garantirgli la giusta maturazione per arrivare allo status, permettetemelo, di calciatore affermato.Lo stesso Amantino Mancini appena arrivato a Milanello, senza che nessuno gli chiedesse niente, e con la probabilità di ritornare nella Milano nerazzurra in estate, ha affermato come prima considerazione assoluta che nel Milan si respira un’altra aria.
Certo, non era facile pensarlo dopo il suo “excursus” nell’Inter, dopo che Mou gli aveva chiesto di rimanere perché aveva bisogno di lui e poi s’è visto cos’è stato, poteva forse risparmiarselo per rispetto dei compagni di squadra.
Di certo credo sia un’altra dimostrazione di quanto è trasmesso da tutto l’ambiente.Digressione a parte, Supermario vive in un mondo tutto suo e il suo attuale allenatore non fa altro che ricordarglielo, creando sempre un caso pubblico per ogni minima situazione che si viene a creare, cosa che non vale per tutti, non vale per la squadra, sussiste solo per lui.
Si tratta di due pesi e due misure.
Chi di voi s’è domandato cosa sarebbe successo se fosse stato Balotelli, e non Sneijder, dopo neanche mezzora di derby, ad applaudire insistentemente l’arbitro e ripetergli “bravo”?
Chi di voi s’è domandato cosa avrebbe fatto Mourinho, cosa avrebbe detto a Balotelli, come avrebbe reagito?
Sarebbe andato forse in conferenza stampa a dire che l’arbitro ha sbagliato? Che l’applauso non è un’offesa vera? Avrebbe difeso Supermario anche senza il successivo appoggio del suo Presidente e dello stesso calciatore coinvolto?Per di più gli arbitri non farebbero tentativi di sconto a Balotelli, come era stato tentato con Sneijder. Colpa sempre del caso pubblico che si crea attorno al giocatore ogni poco.
Ricordo anche quando Balotelli prese un colpo in un occhio che si riempì di sangue durante una partita di Coppa Italia, richiamò l’attenzione della panchina e in cambio arrivarono i gestacci del suo allenatore.
Mario Balotelli spesso e volentieri supera il limite, come è stato sicuramente nell’ultima partita di Coppa durante l’ultima lite della serie con Mourinho. Sono volate parole grosse si dice, adesso si aspetta la bacchettata.
Ora mi chiedo ancora, in uno spogliatoio in cui la regola che vale per lui è diversa da quella che vale per gli altri, in cui c’è uno spiccato senso di ingiustizia, si può maturare?
Mario, perché non te ne vai altrove? Vogliamo vederti esultare come un pazzo quando segni. Vogliamo vederti felice tanto così.